Napoli, 14 settembre 2012 – Niente più Fabbrica Italia. La Fiat fa dietrofront, ribadendo un principio già espresso in questi mesi: “Le cose sono profondamente cambiate da quando nell’aprile 2010 venne annunciato il piano. E’ impossibile – informa l’ad di Fiat, Sergio Marchionne – fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa ed è necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati”. Il Lingotto mette di fatto una pietra tombale sugli investimenti ingenti annunciati per tutti gli stabilimenti italiani. Troppo pesante il calo delle vendite che ha portato nel 2012 il mercato dell’auto italiano a livelli del 1979. Si parlava di 20 miliardi di euro, cifre impensabili oggi visto che il Lingotto è sempre più lontano dall’Italia. Forse non con il cuore, sicuramente con la testa e da domani anche con il portafoglio.
La nota, un po’ a sorpresa, è motivata con la volontà di rispondere ai timori sul futuro degli investimenti e degli stabilimenti italiani espressi da alcuni esponenti del mondo politico e sindacale. Per i sindacati, però, è un nuovo campanello d’allarme: il leader della Fiom, Maurizio Landini e il responsabile Auto della Fim, Ferdinando Uliano chiedono l’intervento del governo. L’azienda ricorda che il 27 ottobre 2011 aveva annunciato che non avrebbe più utilizzato la dizione Fabbrica Italia perchè «molti l’avevano interpretata come un impegno assoluto dell’azienda mentre invece si trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l’altro alcun incentivo pubblico».
Pessimismo a Pomigliano e malumore tra gli operai che chiedono chiarezza: le tute blu della Fiat chiedono “precisazioni chiare ed inequivocabili” annunciando di essere pronti a effettuare “picchetti dentro e fuori lo stabilimento se necessario”. Dunque, siamo già sul piede di guerra al Gianbattista Vico. E’ “impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa”, annunciando che il piano prodotti ed i relativi investimenti sono “oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati”. È l’opinione del segretario generale della Fim Napoli, Giuseppe Terracciano. Tutti contro il Lingotto. Ma c’è chi il raggio d’azione lo allarga. “Marchionne ci ha presi in giro, ma il sindacato ci ha traditi”. E’ la reazione di un operaio che ha strappato la sua tessera.
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